LXXVII L’Amante e Dio d’Amore

Già non mi valse nessuna preghera
Ched i’ verso Ricchezza far potesse,
Ché poco parve che le ne calesse,
Sì la trovai ver’ me crudel e fera.
Lo Dio d’Amor, che guar’ lungi no·mm’era,
Mi riguardò com’io mi contenesse,
E parvemi ched e’ gli ne increscesse;
Sì venne a me e disse: “In che manera,
Amico, m’ài guardato l’omanaggio
Che mi facesti, passat’à un anno?”.
I’ gli dissi: “Messer, vo’ avete il gaggio
Or, ch’è il core”. “E’ non ti fia già danno,
Ché tu·tti se’ portato come saggio,
Sì avrai guiderdon del grande afanno”.

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