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LXI Amico

“E se·ttu ami donna ferma e saggia, Ben saggiamente e fermo ti contieni, Ch’avanti ch’ella dica: “Amico, tieni Delle mie gioie”, più volte t’asaggia. E se·ttu ami femina volaggia, Volaggiamente davanti le vieni E tutt’a la sua guisa ti mantieni; Od ella ti terrà bestia salvaggia, E crederà che·ttu sie un papalardo, Che sie venuto […]

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LX Amico

“E quando tu·ssarai co·llei soletto, Prendila tra·lle braccia e fa ‘l sicuro, Mostrando allor se·ttu·sse’ forte e duro, E ‘mantenente le metti il gambetto. Né no·lla respittar già per su’ detto: S’ella chiede merzé, cheggala al muro. Tu·lle dirai: “Madonna, i’ m’assicuro A questo far, ch’Amor m’à·ssì distretto Di vo’, ched i’ non posso aver

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LIX Amico

“Se quella cu’ richiedi ti rifiuta, Tu sì non perdi nulla in su’ scondetto, Se non se solo il motto che·ll’ài detto: Dello scondir sarà tosto pentuta. Una nel cento non fu mai veduta (Ed ancor più, che ‘l miglià’ ci ti metto) Femina cu’ piacesse tal disdetto, Come ch’ella t’asalga di venuta. Richiè’, ch’almen

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LVIII Amico

“Le giovane e le vecchie e le mezzane Son tutte quante a prender sì ‘ncarnate Che nessun puote aver di lor derate Per cortesia, tanto son villane: Ché quelle che si mostran più umane E non prendenti, dànno le ghignate. Natur’è quella che·lle v’à ‘fetate, Sì com’ell’à ‘fetato a caccia il cane. Ver è ch’alcuna

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LVII Amico

“Quando fai ad alcuna tua richesta, O vecchia ch’ella sia o giovanzella, O maritata o vedova o pulzella, Sì convien che·lla lingua tua sia presta A·lle’ lodar suo’ occhi e bocca e testa E dir che sotto ‘l ciel non à più bella: “Piacesse a Dio ch’i’ v’avesse in gonella Là ov’io diviserei, in mia

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LVI Amico

“Il marinaio che tuttor navicando Va per lo mar, cercando terra istrana, Con tutto si guid’e’ per tramontana, Sì va e’ ben le sue vele cambiando E per fuggire da terra e apressando, In quella guisa ch’allor gli è più sana: Così governa mese e settimana Insin che ‘l mar si va rabonacciando. Così dé

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LV Amico

“E se·lla donna prende tu’ presente, Buon incomincio avrà’ di far mercato; Ma·sse d’un bascio l’avessi inarrato, Saresti poi certan del rimanente. E s’ella a prender non è conoscente, Anzi t’avrà del tutto rifusato, Sembianti fa che sie forte crucciato, E pàrtiti da·llei san’ dir niente. E poi dimora un tempo san’ parlarne, E non

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LIV Amico

“Se·ttu non puo’ parlar a quella ch’ami, Sì·lle manda per lettera tu’ stato, Dicendo com’Amor t’à·ssì legato Ver’ lei, che ma’ d’amarla non ti sfami. E le’ dirai: “Per Gesocristo, tra’mi D’esti pensier’, che m’ànno sì gravato!”; Ma guarda che·llo scritto sia mandato Per tal messaggio che non vi difami. Ma nella lettera non metter

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Dante a Expo

Dante Alighieri è nato 750, parecchia acqua è passata sotto i ponti e molto è cambiato da allora, anche in termini di tecnologia, per le lettere in generale e la letteratura in particolare. C’è chi concilia le nuove tecnologie con la tradizione, come fanno i creatori di Dante 750 che hanno creato un “Dante Virtuale”

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LIII Amico

“Se non ài che donar, fa gran promessa Sì com’i’ t’ò contato qui davanti, Giurando loro Idio e tutti i santi, Ed anche il sacramento della messa, Che ciascuna farai gran baronessa, Tanto darai lor fiorini e bisanti: Di pianger vo’ che faccie gran sembianti, Dicendo che non puo’ viver sanz’essa. E se·ttu non potessi

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