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Le rime XXXIV

Ballata, di scuola stilnovistica, indirizzata a una donna, la "pargoletta" amata da Dante fra il 1290 e il 1300, probabilmente verso la metà del decennio, fra il periodo dell'amore per Beatrice e l'amore per la donna-pietra «I' mi son pargoletta bella e nova, Che son venuta per mostrare altrui De le bellezze del loco ond'io […]

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Le rime XXXIII

Le due donne sono metaforicamente la Virtù e la Bellezza: la Virtù si pratica, la Bellezza si contempla, mentre Amore è sorgente di nobili parole. Due donne in cima de la mente mia Venute sono a ragionar d'amore: L'una ha in sé cortesia e valore, Prudenza e onestà in compagnia; L'altra ha bellezza e vaga

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Le rime XXXII

O dolci rime che parlando andate De la donna gentil che l'altre onora, A voi verrà, se non è giunto ancora, Un che direte: «Questi è nostro frate». Io vi scongiuro che non l'ascoltiate, Per quel signor che le donne innamora, Ché ne la sua sentenzia non dimora Cosa che amica sia di veritate. E

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Le rime XXXI

Parole mie che per lo mondo siete, Voi che nasceste poi ch'io cominciai A dir per quella donna in cui errai: «Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete», Andatevene a lei, che la sapete, Chiamando sì ch'ell'oda i vostri guai; Ditele: «Noi siam vostre, ed unquemai Più che noi siamo non ci vederete». Con lei

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Le rime XXX

Poscia ch'Amor del tutto m'ha lasciato, non per mio grato, ché stato non avea tanto gioioso, ma però che pietoso fu tanto del meo core che non sofferse d'ascoltar suo pianto; i' canterò così disamorato contra 'l peccato, ch'è nato in noi, di chiamare a ritroso tal ch'è vile e noioso con nome di valorecioè

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Le rime XXIX

Ballata: la "donna disdegnosa" è la Filosofia, generosa con chi non l'abbandona Voi che savete ragionar d'Amore, udite la ballata mia pietosa, che parla d'una donna disdegnosa, la qual m'ha tolto il cor per suo valore. Tanto disdegna qualunque la mira, che fa chinare gli occhi di paura, però che intorno a' suoi sempre si

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L’Inferno di Dante. Una storia naturale

L’affascinante scenario del Castello Angioino di Gaeta fa da sfondo alla mostra dedicata al volume “L’Inferno di Dante. Una storia naturale”, edizione illustrata e commentata da Fabrica. L’esposizione, organizzata insieme al laboratorio di “Dipartimento di Scienze Umane Sociali e della Salute” dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale e all’Assessorato alla Cultura del Comune di

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Le rime XXVIII

Risposta al sonetto Vai rivesti San Gal prima che dichi, con cui forse Forese Donati ha replicato al precedente sonetto di Dante (n. XXVII). Al verso due compare Monna Tessa, o Contessa, madre di "Bicci" Forese Donati. Forese risponderà col sonetto Ben so che fosti figliuol d'Alaghieri, col quale termina la tenzone. Bicci novel, figliuol

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Le rime XXVII

Risposta al sonetto L'altra notte mi venne una gran tosse, con cui forse Forese Donati (Bicci) ha risposto al sonetto precedente (n. XXVI), toccando i temi dell'ingordigia (per cui Dante lo condanna all'Inferno nel III cerchio, dove si trovano i golosi) e della ladroneria. Ben ti faranno il nodo Salamone, Bicci novello, e' petti de

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Le rime XXVI

Il sonetto è dedicato a Forese Donati, fratello di Corso e Piccarda ed è il primo della famosa tenzone tra Dante e Forese. I sonetti, scritti tra il 1283, anno della morte del padre di Dante cui lo stesso Donati si riferisce, e il 1296, anno della morte dello stesso Forese. Il sonetto è imperniato

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