Le rime LXX

Io non domando, Amore,

Fuor che potere il tuo piacer gradire,

Così t'amo seguire in ciascun tempo,

Dolce il mio signore.

Eo son in ciascun tempo ugual d'amare

Quella donna gentile

Che mi mostrasti, Amor, subitamente,

Un giorno che m'entrò sì ne la mente

La sua sembianza umile,

Veggendo te ne' suoi begli occhi stare,

Che dilettare il core

Da poi non s'è voluto in altra cosa

Fuor che 'n quella amorosa

Vista ch'io vidi rimembrar tuttore.

Questa membranza, Amor, tanto mi piace,

E sì l'ho imaginata,

Ch'io veggio sempre quel ch'io vidi allora;

Ma dir non lo poria, tanto m'accora

Che sol mi s'è posata

Entro a la mente: però mi do pace

Che 'l verace colore

Chiarir non si poria per mie parole.

Amor, come si vole

Dil tu per me là 'v'io son servitore.

Ben deggio sempre, Amore,

Rendere a te onor, poi che desire

Mi desti d'ubidire

A quella donna, ch'è di tal valore.

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