Le rime XLIV

Al poco giorno e al gran cerchio d'ombra

Son giunto, lasso, ed al bianchir de' colli,

Quando si perde lo color ne l'erba:

E 'l mio disio però non cangia il verde,

Sì è barbato ne la dura petra

Che parla e sente come fosse donna.

Similemente questa nova donna

Si sta gelata come neve a l'ombra:

Ché non la move, se non come petra,

Il dolce tempo che riscalda i colli,

E che li fa tornar di bianco in verde

Perché li copre di fioretti e d'erba.

Quand'ella ha in testa una ghirlanda d'erba,

Trae de la mente nostra ogn'altra donna:

Perché si mischia il crespo giallo e 'l verde

Sì bel, ch'Amor lì viene a stare a l'ombra,

Che m'ha serrato intra piccioli colli

Più forte assai che la calcina petra.

La sua bellezza ha più vertù che petra,

E 'l colpo suo non può sanar per erba.

Ch'io son fuggito per piani e per colli,

Per potere scampar da cotal donna;

E dal suo lume non mi può far ombra

Poggio né muro mai né fronda verde.

Io l'ho veduta già vestita a verde,

Sì fatta ch'ella avrebbe messo in petra

L'amor ch'io porto pur a la sua ombra:

Ond'io l'ho chesta in un bel prato d'erba

Innamorata com'anco fu donna,

E chiuso intorno d'altissimi colli.

Ma ben ritorneranno i fiumi a' colli,

Prima che questo legno molle e verde

S'infiammi, come suol far bella donna,

Di me; che mi torrei dormire in petra

Tutto il mio tempo e gir pascendo l'erba,

Sol per veder do' suoi panni fanno ombra.

Quantunque i colli fanno più nera ombra,

Sotto un bel verde la giovane donna

La fa sparer, com'uom petra sott'erba.
 

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