Le rime XXVI

Il sonetto è dedicato a Forese Donati, fratello di Corso e Piccarda ed è il primo della famosa tenzone tra Dante e Forese. I sonetti, scritti tra il 1283, anno della morte del padre di Dante cui lo stesso Donati si riferisce, e il 1296, anno della morte dello stesso Forese. Il sonetto è imperniato sul tema della povertà e dell'impotenza sessuale.

Chi udisse tossir la malfatata

Moglie di Bicci vocato Forese,

Potrebbe dir ch'ell'ha forse vernata

Ove si fa 'l cristallo, in quel paese.

Di mezzo agosto la truovi infreddata:

Or sappi che de' far d'ogni altro mese…;

E non le val perché dorma calzata,

Merzé del copertoio c'ha cortonese.

La tosse, 'l freddo e l'altra mala voglia

No l'addovien per omor' ch'abbia vecchi,

Ma per difetto ch'ella sente al nido.

Piange la madre, c'ha più d'una doglia,

Dicendo: "Lassa, che per fichi secchi

Messa l'avre' 'n casa del conte Guido".

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