CCXXV (Senza titolo)

Venùs allora già più non atende, Però ched ella sì vuol ben mostrare A ciaschedun ciò ched ella sa fare: Imantenente l’arco su’ sì tende, E poi prende il brandone e sì l’accende; Sì no·lle parve pena lo scoccare, E per la balestriera il fe’ volare, Sì che ‘l castel ma’ più non si difende. […]

CCXXIV (Senza titolo)

Troppo avea quell’imagine ‘l visaggio Tagliato di tranobile fazzone: Molto pensai d’andarvi a processione E di fornirvi mie pelligrinaggio; E sì no·mi saria paruto oltraggio Di starvi un dì davanti ginocchione, E poi di notte esservi su boccone, E di donarne ancor ben gran logaggio. Ched i’ era certan, sed i’ toccasse L’erlique che di […]

CCXXIII (Senza titolo)

Venusso la sua roba à socorciata, Crucciosa per sembianti molto e fiera; Verso ‘l castel tenne sua caminiera, E ivi sì s’è un poco riposata; E riposando sì ebbe avisata, Come cole’ ch’era sottil archiera, Tra due pilastri una balestriera, La qual Natura v’avea compassata. In su’ pilastri una image avea asisa; D’argento fin sembiava, […]

CCXXI (Senza titolo)

Quando Venùs intese che Vergogna Parlò sì arditamente contr’a·llei, Sì gli à giurato per tutti gli dèi Ch’ella le farà ancor gran vergogna; E poi villanamente la rampogna, Dicendo: “Garza, poco pregerei Il mi’ brandon, sed i’ te non potrei Farti ricoverare in una fogna. Già tanto non se’ figlia di Ragione, Che sempre co’ […]

CCXX (Senza titolo)

Venusso, che d’assalire era presta, Sì comanda a ciascun ched e’ s’arenda O che la mercé ciascheduno atenda, Ch’ella la guarda lor tratutta presta. E sì lor à giurato, per sua testa, Ched e’ non fia nessun che si difenda, Ch’ella de la persona no·gli afenda: E così ciaschedun sì amonesta. Vergogna sì respuose: “I’ […]

CCXIX (Senza titolo)

“Figliuol mi’, tu farai un saramento, E io d’altra parte sì ‘l faròe, Che castitate i’ ma’ non lascieròe In femina che aggia intendimento, Né tu in non che·tti si’ a piacimento. Ed i’ te dico ben ch’i’ lavorròe Col mi’ brandone: sì gli scalderòe Che ciaschedun verrà a comandamento”. Per far le saramenta sì […]

CCXVIII (Senza titolo)

Di gran vantaggio fu ‘l carro prestato. Venusso ben matin v’è su salita, E sì sacciate ch’ell’era guernita E d’arco e di brandon ben impennato; E seco porta fuoco temperato. Così da Ciceron sì s’è partita, E dritta all’oste del figliuol n’è ita Con suo’ colombi che ‘l carr’àn tirato. Lo Dio d’Amor sì avea […]

CCXVII (Senza titolo)

Venusso sì montò sus’un ronzino Corsiere, ch’era buon da cacciagione, E con sua gente n’andò a Cicerone: Sì comanda che sia prest’al matino Il carro suo, ch’era d’oro fino. Imantenente fu messo i·limone E presto tutto, sì ben per ragione Che, quando vuol, puote entrar in camino. Ma non volle caval per limoniere Né per […]

CCXVI (Senza titolo)

“Molte salute, madonna, v’aporto Dal vostro figlio: e’ priegavi per Dio Che ‘l socorriate, od egli è in punto rio, Ché Gelosia gli fa troppo gran torto; Ch’ e’ nonn-à guar ched e’ fu quasi morto ‘N una battaglia, nella qual fu’ io. Ancor si par ben nel visaggio mio, Che molto mi vi fu […]

CCXV (Senza titolo)

Franchezza sì s’è de l’oste partita, E Amor sì·ll’à ben incaricato Che·lli dica a la madre ogne su’ stato, Com’egli è a gran rischio de la vita, E che sua forza è molto infiebolita: Ch’ella faccia che per lei si’ aiutato. Allor Franchezza sì à cavalcato, E dritto a Ceceron sì se n’è ita, Credendo […]